“Arte leggera” viene alla luce dopo alcuni studi e realizzazioni in materiali difficilmente reperibili. Presentata
alla Biennale del sensibile di Pierre Restany, è fusa sostanzialmente in terra e poi saldata la parte di
alluminio e assemblata quella di acciaio. Viene effettuata infine una lucidatura a specchio e conseguente
cromatura. L’opera è rappresentata da esemplari simili nel Museo di Portofino. Nel ‘92 viene segnalata al
“Premio Suzzara” ed è copertina del catalogo della Fondazione Cini. Il titolo “Arte leggera” è emblematico
della poetica dell’artista come anche del suo percorso alla ricerca del concetto di leggerezza; in questo
caso è evidente la caducità dell’immagine riflessa dall’opera. Così riflettente produce cambiamento
continuo, mobile, leggero e fluido. Se si fotografa quest’opera alle cinque del mattino apparirà diversa se
immortalata alla sera, lo sarà anche a seconda di cosa si trova a riflettere. Il confronto di manufatti artistici
con manufatti o prototipi di design apre e provoca un figurato galleggiamento dovuto alla perdita del
peso mitico dell’arte, dovuto agli accadimenti artistici culturali degli anni ‘70 e ‘80. Esposta in vari musei e
palazzi pubblici, quest’opera è anticipazione di opere come “Kapoor” o “Koons”.