Opera realizzata su lastra di dimensioni 60 x 60 cm e spessore 3 mm, intagliata e successivamente lucidata.
Riprende il soggetto di un disegno in cui l’artista si è casualmente imbattuto all’interno dell’omonimo
Castello sul Lago di Ginevra e che lo ha divertito per la sua irriverente “atipicità”. Ha colpito la sua immaginazione e lo ha subito percepito perfetto tradotto su metallo e collocato sulla parete di un bagno un
po’ anticonformista: il suo. Nessun particolare intento provocatorio quindi, ma in questo caso solo una
giocosa, per quanto discutibile, finalità. Qualunque ne sia il soggetto, nei suoi lavori Ferri è affascinato
dalla linearità ed essenzialità che deriva dall’affiancamento di tagli rettilinei paralleli su lastre metalliche.
Segmenti passanti su un piano, nulla di più, con utilizzo di un unico materiale. Vi ritrova la definizione di
John Pawson del minimum, ovvero “La perfezione che un oggetto raggiunge quando non è più possibile
migliorarlo per sottrazione, è la qualità di un oggetto in cui ogni elemento o dettaglio sono stati ridotti e
condensati all’essenziale ed è ciò che risulta dall’omissione del superfluo”.