L’opera presentata è una fusione prodotta con la tecnica a cera persa in alluminio, ferro e smalto rosso e rappresenta un volto che incarna due stati dell’essere: la calma, con espressione giacente e riflessiva, e la nevrosi isterica, descritta da lineamenti tesi e in balia degli impulsi elettrici. Quest’ultimo tema è affrontato e studiato dal fondatore della “psicologia analitica”, Carl Gustav Jung. La scatola cranica viene raffigurata come un percorso ciclico ma al tempo stesso infinito, basato sull’andare e tornare, volare lontano per poi ritornare in “gabbia”. “Sono io, sono l’altro”. Una maschera che timorosa aspetta il suo Sé. Costruire per poi distruggere; amare per poi odiare, vivere ogni giorno sulla bilancia degli eccessi. “Sensazioni filtrate nel tessuto che ci identifica come la mistificazione di noi stessi”. Sentire, subire la potenza dell’infinito dentro un confine geografico e materico.