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‣ CATEGORIA‣ Pittura > Olio
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Se amare è essere vulnerabili, l'inferno è la sofferenza di non poter amare, e ciò è ben distinto nel volto del giovane crociato atterrito e al contempo attratto dal suo oggetto d'amore, una
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Se amare è essere vulnerabili, l'inferno è la sofferenza di non poter amare, e ciò è ben distinto nel volto del giovane crociato atterrito e al contempo attratto dal suo oggetto d'amore, una donna musulmana dal capelli corvini, posta innanzi a a lui in atteggiamento statico e indifferente. La religione, la razza, il periodo belligerante, fossati che separano due mondi e due generi difficilmente avvicinabili. Lo sguardo di pietra della donna indicante distacco orientale e chiusura verso il diverso, fa intendere che la sua anima era già stata conquistata. Spesso non sono le persone a deluderci, quanto le nostre stesse illusioni. Il viso sconvolto del crociato porta infatti segni fisiognomici di scissione tra il volere e il potere, e questa dicotomia psichica di confusione e alterità , a pervadere tutta l'opera sul cui sfondo si staglia un castello simbolo di solitudine. Da questa rocca parte un fiume serpeggiante che divide le due figure immobilizzate, in nodo energetico che impedisce loro un viaggio comune. Un soggetto interiore che si affaccia sulla tela con colori mediterranei tipici della Gerusalemme Medievale e che riporta in scena le gabbie sociali che da sempre chiudono le razze.
Dott.ssa Melinda Miceli critico d'arte