I ciotoli raccolti su una spiaggia calabrese, levigati dal movimento del mare, hanno fornito un primo spunto per la realizzazione di quest’opera che propone una riflessione sulla relazione fra forme e colori: quelli per l’appunto naturali e quelli lavorati. Nel “Trittico” convivono, ritmate, le sinuosità poetiche dei sassi levigati e il loro colore antracite, contrapposti agli smalti rossi e all’oro la cui incisività è suggerita dal taglio spigoloso. La convivenza di queste modalità apparentemente opposte evoca un suggestivo dialogo. L’alternarsi di forme contrastanti ci rimanda esteticamente a quanto proposto nel quotidiano dalla società: la necessità primaria di inventare e gestire spazi che permettano all’individuo, ad ogni individuo, di esprimersi al meglio delle proprie potenzialità. Nel microcosmo dell’opera a mosaico il fine ultimo è la generazione di un tutto composto da singole parti.