L’opera vuole raffigurare l’essere femminile che, presa nella staticità della sua posa fisica, non ne viene
comunque da questa limitata e la gravità della materia che costituisce il suo corpo fisico, tangibile e visibile
non rappresenta un limite . È invece la sua componente più interiore e spirituale che qui prevale
sulla cruda materia. Il suo “corpo sottile”, di tantrica memoria e il pensiero da cui esso deriva, vengono
qui raffigurati dalla sinuosità della spirale che sostituisce la fissità del volto fisico, creando così un ponte
di collegamento tra corpo fisico e la mente. Il pensiero fluttua libero, senza vincoli, in un contesto in cui
spazio e tempo non hanno più alcun valore. Il perenne movimento della spirale, che l’eterna fissità della
pietra non può in ogni caso cristallizzare, afferma il concetto filosofico del “Panta rhei os potamòs” quale
idea che scorre e fluisce. Il concetto così affermato viene, poi, sottolineato dalle piume riportate tra i capelli
che simboleggiano l’affermazione della libertà della mente sul corpo, dell’etereo fluire dei pensieri e
della leggerezza del sentimento stesso.