L’opera è stata modellata direttamente in cera e poi realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a
cera persa; presenta parti lucide e parti patinate di blu. Rappresenta un corpo celeste nel momento germinale;
nel ventre della sfera una cavità, una sorta di buco nero, assorbe ogni cosa. Lo slancio dinamico è
reso dall’ardita “coda” che si innalza nello spazio immaginifico dell’autore. Lo scultore sfida le leggi della
gravità e trasfigura il bronzo in sostanza aerea, porosa come filigrana ricamata dall’erosione di un tempo
incalcolabile, creando così un corpo celeste simile a una cometa la cui coda svolazzante è costituita di
trame e linee-forza che accentuano la dinamicità dell’opera. Quella stessa cometa può incontrare, lungo
il suo percorso, la luminosità solare in modo da risplenderne tutta. Come nella mitologia classica, fondata
sulla traslitterazione della natura in cultura, gli astri s’incarnano negli dei e nei protagonisti dell’epica: ed
ecco che le particelle di pulviscolo col loro complesso reticolo si trasformano nell’elmo di Mercurio o nel
cimiero di un eroe omerico.