Scultura creata interamente in acciaio al carbonio, con parti in fusione a 1550 °C, alcune battute a più riprese e altre con l’aggiunta di schegge fuse con il Tig che donano all’opera un effetto di ambiguità. L’opera è, formata da parti geometricamente regolari e da altre invasive ed estranee ad ogni similitudine, come se queste ultime si vogliano appropriare di qualcosa a loro non concesso, stabilendo la loro ineguaglianza. La ripetizione seriale di un elemento pone davanti a questioni che l’esistenza singolare del medesimo non farebbe emergere. Non si tratta di uno sdoppiamento ma di una frammentazione, un atto di violenza mentale che ci conduce a credere nell’impossibilita dei frammenti divenuti reali nella medesima composizione che vuole essere una visualizzazione dei meccanismi del pensiero. Un pensiero che si ha l’abitudine di legare a ciò che è detto ed udito, e che qui ha la forte singolarità di presentarsi e, quindi, di essere solo visto, divenendo muto. Il linguaggio muto del visibile è incondizionato e incontaminato, in nessun modo manipolabile in modo da essere la riflessione a cui esso sottopone la realtà che si trova di fonte.