Ceramica creata con argilla semirefrattaria a lavorazione lucignolo, con applicazione di foglia d’orone. La scultura nasce dall’esigenza di uscire dal piccolo mondo personale terreno per spaziare all’infinito. Sono “frammenti” di uomo che escono dal bozzolo del proprio individualismo in una sorta di frammentazione dell’individuo che si ricostituisce sotto lo sguardo vigile di un’entità trascendente. “Ci sentiamo vulnerabili, così creiamo dei cerchi come difesa della nostra Anima”, dice l’artista. “Si parla tanto dei cerchi del grano e non ci rendiamo conto che creiamo dei cerchi sempre più stretti attorno a noi. Un giorno ci accorgiamo che ci sentiamo in un luogo troppo stretto e l’unica via di scampo è cercare di scappare dalla nostra stessa gabbia. Proviamo a guardare oltre; semplicemente e quasi timidamente incominciamo a fare uscire alcune parti di noi dalla sovrastruttura che abbiamo costruito come difesa della nostra anima. Difesa da chi? Da che cosa? Guardiamo dentro per poterci permettere di uscire all’involucro e vedere: chi siamo? Da dove veniamo? Il cammino è ancora molto lungo per poter vedere chi siamo. Un po’ alla volta, chissà”.