Il concetto che sta alla base di questa scultura è il rapporto tra una forma pura, un archetipo, come il cubo e la forma fluida, ovvero ciò che esiste prima della creazione. La scelta del marmo nero del Belgio deriva dalla convinzione di Morandini che esista un rapporto importante tra la forma e il colore, esperienza maturata frequentando la scuola per ceramisti; il suo insegnante infatti, preferiva usare molti vasi, tutti della stessa forma, ma ognuno con un colore diverso e poi veniva scelto quello che dava il risultato migliore. Grazie a questa esperienza impara che la giusta combinazione tra forma e colore permette un migliore impatto comunicativo dell’oggetto che si vuole creare, sia esso vaso, scultura o altro. A questo punto inizia il suo intervento sul marmo, tracciando le linee sulla superficie del cubo in determinanti punti, cerca di mettere in armonia la staticità del cubo con la dinamica delle linee. Poi comincia ad intagliare il marmo con gradina e scalpello facendo piano piano emergere la forma, andando avanti con lo stesso procedimento usato dal sommo Michelangelo quando scolpì il San Matteo. Procede così fino a quando pensa di aver trovato un giusto equilibrio formale.