L’opera è costituita da due elementi: un cono di alluminio e un disco concavo di bronzo. Il cono di alluminio,
oltre ad essere l’elemento portante della scultura, trapassa nel centro, in diagonale, il disco e si
proietta nello spazio. La scultura è stata modellata direttamente in gesso e poi realizzata in bronzo con la
tecnica della fusione a cera persa; il cono è stato fuso con la tecnica della “fusione a staffa” da un modello
di gesso. Sul disco concavo di bronzo sono incise e modellate tracce di corpi celesti catturati negli infiniti
spazi cosmici, in un processo simile a quello della parabolica che cattura i segnali emessi dai satelliti. Sul
cono-antenna che trafigge la parabolica sono fermate immagini virtuali di lontani pianeti e segni che potrebbero
annunciare possibili contatti con civiltà sconosciute. Quest’opera va intesa come bozzetto per
una scultura da collocare in uno spazio pubblico, possibilmente inserita in un complesso di edifici che si
occupano di telecomunicazioni. La poetica dell’artista è volta alla funzione sociale della scultura negli
spazi urbani, quale possibilità di concorrere a migliorare la qualità estetica dei luoghi, l’identità e la qualità
di vita degli abitanti, valorizzando il rapporto scultura-architettura, favorendo momenti d’interazione tra
lo spazio, l’opera d’arte e il suo fruitore.