Quest’opera nasce dall’idea di voler un po’ emulare le vecchie cattedrali dei maestri comacini i quali davano
poca importanza alla struttura esterna quasi per far sì che si confondesse con la natura circostante,
mentre al loro interno erano esaltate le decorazioni preziose. È un’opera di bronzo fusa a cera persa
e lucidata a specchio al suo interno. È rappresentata da due moduli di manifattura conica della stessa
dimensione. È pensata per essere vista in scala monumentale, dove il visitatore entrandovi fa proiettare
all’infinito la sua presenza grazie alle pareti circolari coniche specchiate. Davanti allo spettatore si apre
un universo infinito con le sue immagini che per l’effetto dello specchiato vibrano offrendo un’emozione
trascendentale; sembra che l’anima si distacchi dal visitatore per viaggiare in questo universo virtuale
come se si riflettesse una presenza luminosa nello spazio.