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40 days - Artisti in quarantena

Inizio evento 26.11.2020 | Fine evento 10.01.2021


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40 days - Artisti in quarantena

A cura di Mattia Lapperier
Con la collaborazione di EFG Art Ltd
 
26 novembre 2020 – 10 gennaio 2021
Presso Quasi Quadro
Via Feletto, 38, 10155 Torino (TO)
 
La mostra è stata originariamente calendarizzata per tale periodo di tempo. La scelta di non proporne un altro deriva dell'impossibilità di poterlo programmare in anticipo, dato il protrarsi dell'emergenza da Covid-19 che ci costringe a posporre l'evento in presenza a data da destinarsi. In ogni caso, a partire dal 26 novembre sono in programma iniziative online volte a introdurre la mostra e a presentare il catalogo 40 days. 
 
 
Artisti in quarantena, a cura di Mattia Lapperier e pubblicato da Vanillaedizioni. A prescindere dalle difficoltà sopracitate, rimangono immutate le premesse che hanno dato origine al progetto e l'entusiasmo con il quale esso è stato ideato, sin dall'origine della situazione emergenziale.
 
Dal momento in cui sarà nuovamente possibile, l’inaugurazione di 40 days. Artisti in quarantena avrà luogo presso gli spazi dell’Associazione Quasi Quadro di Torino. La mostra è a cura di Mattia Lapperier, con il sostegno dell’agenzia londinese EFG Art Ltd, che dal 2018 si occupa di valorizzare l’arte contemporanea in ogni sua forma, con particolare riferimento ai giovani. 40 days nasce da una costola della call internazionale per artisti From Studio Lockdown, promossa dalla stessa EFG Art Ltd, sin dalla primavera del 2020.
 
Hanno aderito al progetto quattordici artisti attivi in Italia durante il lockdown. Le opere di Massimo Angei, Andrea Bianconi, Andrea Bruschi, Valeria Dardano, Lorenzo De Angelis, Sabino De Nichilo, Giorgio Distefano, Andrea Famà, Giovanni Frangi, Federica Gonnelli, Luca Matti, Federico Montaresi, Leonardo Moretti e Giulio Zanet offrono pertanto una panoramica su quell’arte nata a caldo, in un periodo di massima incertezza e precarietà, com’è stato quello del distanziamento sociale.
 
 
In passato per quarantena si intendeva un periodo di segregazione della durata complessiva di quaranta giorni. Persone, animali o cose ritenute in grado di recare germi di malattie infettive, provenienti per lo più da luoghi esotici, erano pertanto obbligati all’isolamento. Nella Bibbia il numero quaranta ricorre molte volte, spesso per indicare un periodo di prova, di isolamento o purificazione. Se a ciò si aggiunge che la gravidanza di una donna dura circa quaranta settimane, che il numero quaranta, secondo la smorfia napoletana, rappresenta la noia e che in termini esoterici esso indica la “prova iniziata”, il trapasso che permette una seconda nascita; risulta chiaro che tale numero e, per estensione, tale intervallo di tempo assuma di per sé il significato di interruzione, sospensione, indugio, attesa.
 
 
Il titolo della mostra, abbracciando tale simbologia numerica, allude all’eccezionale fase di segregazione totale che l’Italia, per prima tra tutti i paesi europei, ha sperimentato a partire dal 10 marzo. Il mondo si è fermato e con esso il nostro corpo che è sprofondato in uno stato letargico dal quale è risultato talvolta arduo trovare scampo. Proprio come è accaduto per la pressoché totalità delle professioni, anche quella dell’artista ha subito inevitabilmente dei mutamenti sostanziali, in questa fase. Molti di loro non sono riusciti a lavorare in studio, magari perché non raggiungibile a causa delle restrizioni; altri non hanno avuto a disposizione i consueti strumenti e supporti; altri ancora si sono chiusi in un iniziale silenzio che però, con il tempo, si è rivelato essere gravido di conseguenze positive per il proprio percorso professionale e umano.
 
 
Per alcuni artisti il lockdown ha persino rappresentato l’occasione per sperimentare tecniche nuove o non praticate da molto tempo. Per altri, il momento giusto per intervenire, a distanza di anni, su vecchie opere o magari per riscoprire supporti tenuti da parte e mai utilizzati o, nei casi più radicali, per approcciarsi in modo rinnovato al proprio stesso lavoro. Benché indotta da cause esterne, tale inedita modifica delle consuetudini più interiorizzate risulta comunque determinante nella valutazione complessiva di ogni pratica artistica condotta in quarantena. Si potrebbe arrivare ad affermare che l’isolamento sociale abbia originato lavori che in definitiva rappresentano una tappa significativa nel percorso di ciascun artista. Il lockdown ha determinato un prima e un dopo, una svolta necessaria ma non per questo definitiva; un attimo sospeso di pura ricerca portata avanti per lo più in solitudine, tra tentativi, fallimenti, infinite prove, pazienti verifiche e, in ultima analisi, risultati soddisfacenti.
 

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