Dal 18 novembre 2016 al 18 dicembre 2016
A cura di Francesco Tedeschi
Organizzata e promossa dall’associazione Giorgio La Pira di Pavia
In collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Pavia
Con grande piacere nelle Sale dello Spazio per le Arti Contemporanee del Broletto viene ospitata la mostra antologica di un importante maestro del Novecento, protagonista indiscusso dell'arte d'avanguardia degli anni Cinquanta-Sessanta. Sergio Dangelo, che è stato fondatore con Enrico Baj del Movimento Arte Nucleare, torna dopo molti anni a esporre in uno spazio pubblico, e sceglie Pavia come sua meta. È un grande onore per la città di Pavia e una tappa significativa del percorso di attenzione all'arte contemporanea che stanno cercando di sviluppare a Palazzo Broletto, nel cuore della città, che immaginano come un centro civico aperto alla cultura e all'incontro. L'arte del maestro Dangelo né permetterà in questi giorni una importante valorizzazione, dichiara Giacomo Galazzo, Assessore alla Cultura del Comune di Pavia.
Allestite in mostra, secondo un percorso prevalentemente cronologico, sono un’ottantina di opere, tra cui una cinquantina di dipinti e lavori a parete, una ventina di collage e una dozzina di “Hand-mades” (assemblaggi tridimensionali), testimoni di una personalità eclettica, fonte inarrestabile di idee, virtuosismo e sperimentazione. Le opere provengono da diverse collezioni private, dalla Fondazione Mudima di Milano (per conto della quale è stato anche edito il catalogo della mostra) e dalla collezione Intesa Sanpaolo.
Con l’esposizione pavese, l’opera di Sergio Dangelo (nato a Milano nel 1932) ritorna in uno spazio pubblico, a distanza di anni dai più importanti appuntamenti museali (come le mostre personali a Palazzo Reale di Milano nel 1972 e al Museo d’Arte Moderna di Gallarate nel 1995), e si propone di raccontare una lunga storia creativa, che ha visto l’artista partecipare a numerosissime esposizioni in tutto il mondo e vede la sua opera presente in diversi musei e raccolte d’arte moderna e contemporanea – il Comune di Milano, per esempio, tramite la Collezione Boschi Di Stefano, conserva alcune decine di sue opere, solo alcune delle quali sono esposte nelle sale della casa museo Boschi Di Stefano.
Protagonista indiscusso dell’arte d’avanguardia degli anni Cinquanta-Sessanta, Sergio Dangelo è stato fondatore, con Enrico Baj, del Movimento Arte Nucleare. Attraverso quella denominazione e con le molte iniziative intraprese in quegli anni (anche tramite la creazione in prima persona di alcune riviste e alla partecipazione a pubblicazioni internazionali), Dangelo ha cercato di riannodare le esperienze più avanzate della pittura di matrice informale con le vicende di un’arte dell’irrazionale o del sovrarazionale, nella linea che conduce dal Surrealismo alle correnti europee del secondo dopoguerra. In questo senso si possono considerare aspetti salienti di quel periodo il confronto con i componenti del gruppo Cobra, anche grazie all’impegno profuso nel rilancio dell’uso della ceramica contemporanea ad Albisola negli anni Cinquanta; le ricerche sull’automatismo del segno e della combinazione mentale fra le immagini; le relazioni tra pittura e poesia; il confronto con l’arte orientale e il profondo rapporto con la musica jazz. Tutti questi spunti sono presenti nella sua idea di arte e nella sua multiforme produzione artistica.
Ben oltre l’esperienza del Movimento Nucleare – che, promosso all’inizio del 1952, nel 1957 si può dire concluso – Dangelo si è prodigato in un dialogo con l’arte internazionale non sempre riconosciuto nel contesto artistico italiano. Le sue opere si sono rinnovate dal loro interno nel corso degli anni, passando dalle composizioni in cui il segno diventa scrittura, città, labirinto, della metà degli anni Cinquanta, a quelle più rarefatte che nel corso degli anni Sessanta aprono percorsi inusitati fra figure accennate e campiture cromatiche volutamente spiazzanti, ad altre composizioni nate sotto la legge di un “caso” guidato dalla lucidità della sua energia creativa e associativa.
Accanto alla pittura, un altro strumento a lui congeniale è il collage, che lo ha spinto ad abbracciare le più inventive proposte di assemblaggio. La sua produzione artistica è da sempre aperta in molteplici direzioni, che si sono manifestate secondo una qualità inventiva di matrice interiore, ma sempre fondata su un’attenta gestione dei mezzi e dei materiali, anche i più eterogenei. I suoi assemblaggi, definiti, secondo un suggerimento datogli da Marcel Duchamp, “Hand-Mades”, sono una parte importante della sua attività nel corso del tempo, ma l’insieme del suo lavoro si fonda su un continuo costruire e ricostruire le possibilità di una forma che sembra scaturire dal nulla, dalla più semplice associazione visiva o mentale, dalle occasioni quotidiane.
Dangelo – scrive il curatore della mostra Francesco Tedeschi – ha sempre cercato di riconoscere affinità fra le sue idee, le forme e il lavoro di molti autori che gli sono stati e gli sono compagni di viaggio. Tanto nella realtà degli incontri e della condivisione di modi di agire e di essere, quanto sul piano di corrispondenze di sensibilità che conducono a intrattenere rapporti con figure apparentemente lontane, si possono riconoscere nelle sue opere omaggi ad artisti, scrittori e musicisti, che vanno da Meret Oppenheim a Max Ernst, da Thelonious Monk a Erik Satie, da Jacques Prévert a Gabriele d’Annunzio. Senza accentuare il carattere di tali rimandi, a volte solo evocazioni linguistiche legate alla dinamica creativa dell’artista, si è voluto riconoscere come Dangelo abbia sempre operato con la consapevolezza di essere partecipe di un orizzonte che unisce antico e moderno, immagini parole e musica, il visibile e l’invisibile.
Per questo, l’appuntamento pavese è pensato come un “rendez-vous” che rivela alcuni dei legami che l’artista ha intrecciato, alla maniera dei personaggi raccolti da Max Ernst in un suo famoso dipinto del 1922, Au Rendez-Vous des amis, dove i protagonisti del nascente Surrealismo si trovano in compagnia di Picasso e Raffaello. Quell’opera di Ernst nasceva dall’abitudine crescente di registrare i momenti d’incontro con delle istantanee collettive. A suo modo Dangelo, un artista che opera, per dirla con terminologia jazzistica, alla stregua di un “one man band”, dà vita ad ”appuntamenti” che, attraverso il suo lavoro, permettono di incontrare molti aspetti della creatività più originale del Novecento.
Catalogo in mostra: edito dalla Fondazione Mudima di Milano; curato da Francesco Tedeschi.
Orari: da martedì a venerdì ore 16-19, sabato e domenica 10.30-12.30 - 16-19
Ingresso libero