In mostra presso Hangar Bicocca - Milano.
A cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolí
In collaborazione con Fondazione Lucio Fontana
Dal 21 settembre 2017 al 25 febbraio 2018
Lucio Fontana, universalmente riconosciuto come figura chiave della storia dell’arte del ‘900, per quasi vent’anni porta avanti lo studio e la produzione degli Ambienti spaziali, stanze, corridoi o labirinti percorribili, quasi sempre distrutti al termine dell’esposizione, formati da materiali innovativi per l’epoca – vernici fluorescenti, luci al neon e luci di Wood – e da elementi strutturali, come pavimenti instabili o a pianta ondulata, che pongono il visitatore al centro dell’opera.
La mostra “Ambienti/Environments” intende far luce su questo corpus di opere di importanza storica, ma ancora poco noto al grande pubblico, che mette ulteriormente in rilievo la forza dirompente e precorritrice della ricerca di Fontana rivolta al superamento della seconda e terza dimensione.
Gli Ambienti spaziali sono infatti considerati l’esito più innovativo delle teorie sullo spazio enunciate da Lucio Fontana già nel 1946 nel Manifiesto Blanco e nei successivi manifesti in cui egli enuncia una nuova rappresentazione visiva, legata alle dimensioni di tempo e spazio, che prevede il superamento della tela e dei materiali scultorei classici e l’utilizzo, dall’altra parte, delle risorse tecnologiche moderne per creare “forme artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose” (L. Fontana, Spaziali, 1947 in Lucio Fontana, Manifesti scritti interviste, a cura di Angela Sanna, Milano, 2015). Tali teorie portano alla nascita dello Spazialismo, movimento artistico sviluppatosi tra Argentina e Italia alla fine degli anni ’40, di cui Fontana è iniziatore e principale esponente, e trovano rappresentazione concreta in alcune delle opere più conosciute dell’artista, come i Concetti Spaziali, i cosiddetti “Buchi” e “Tagli”, ma soprattutto negli Ambienti spaziali, considerati dall’artista l’esito più sperimentale e innovativo delle sue ricerche.
Il percorso espositivo presenta, in un contesto depotenziato di luce, diverse stanze indipendenti e isolate, che contengono al loro interno le ricostruzioni degli ambienti. Tale allestimento, inedito per il vasto spazio delle Navate di Pirelli HangarBicocca, permette al pubblico di scoprire opera per opera la mostra e offre l’opportunità di osservare, percorrere e abitare questi lavori ambientali di Fontana, cogliendone l’importanza storica e la meravigliosa potenza iconica ed estetica che li rende ancora oggi fortemente innovativi e contemporanei.
Lucio Fontana (Rosario, Argentina 1899 – Varese, 1968) è stato una delle figure più rilevanti della scena artistica internazionale del XX secolo. La sua opera ha profondamente influenzato generazioni di artisti ed è ancora oggi un riferimento per la sua unicità.
Affascinato dal cosmo e consapevole dei nuovi orizzonti prospettati dalle scoperte scientifiche dell’epoca, Fontana ha investigato nella sua opera i concetti di materia, spazio, luce, vuoto, utilizzando i materiali più diversi per estendere i confini dell’arte. Accanto a ceramica, gesso, cemento e vernice, ha sperimentato con il neon, la luce di Wood e la pittura fluorescente ma anche con nuovi media come la televisione.
Una pratica artistica che
Fontana ha teorizzato in alcuni manifesti delineando la propria ricerca attraverso la definizione di Movimento spaziale – noto anche come Spazialismo –, da lui fondato in Italia nel 1947. Nato come scultore, l’artista ha introdotto la terza dimensione nella tela, praticando sulla superficie dei buchi sin dal 1949 e introducendo a partire dal 1958 il suo gesto più emblematico: il taglio.
Fin dal 1930 Fontana ha orientato la sua ricerca artistica verso lo Spazialismo realizzando opere concepite all’interno di architetture esistenti, e collaborando con i maggiori architetti italiani dell’epoca, fra cui BBPR, Figini e Pollini, Marco Zanuso e Luciano Baldessari. Grazie a questi primi esperimenti con l’architettura, nel 1949 ha realizzato una delle sue opere più innovative e radicali – Ambiente spaziale a luce nera – in cui una serie di elementi fluorescenti oscillavano sospesi al soffitto dello spazio espositivo completamente buio.
Tra il 1960 e il 1968 Fontana ha affiancato alla produzione figurativa e scultorea anche la creazione degli Ambienti spaziali. Attraverso questi lavori l’artista proseguiva la sua sperimentazione con il vuoto e la luce come mezzo per generare spazio, introducendo tecniche e materiali innovativi come neon, vernice fluorescente, pavimenti in gomma e carta da parati metallica, e anticipando la ricerca del movimento Light and Space, nato negli Stati Uniti tra gli anni ’60 e ’70.