Dopo numerose esposizioni e un grande successo di pubblico all’estero - Irlanda, Russia, Spagna, Francia, Messico, Belgio, Finlandia, Svezia, Norvegia, Colombia e Stati Uniti – Claudio Bertona espone per la prima volta in Italia una personale proponendo una serie di opere dalle dimensioni inedite per la tecnica, che raggiungono anche grandezze di circa 1 m per 80 cm e dallo stile artistico molto caratterizzante.
Segni distintivi della sua arte sono la massima sintesi del tratto e del colore, che nasce dal rispetto di un principio di semplificazione quasi totale teso a sottrarre al massimo il numero di particolari e soprattutto di colori. Proprio il colore costituisce la principale fonte di sperimentazione dell’artista, una costante ricerca che giunge a ridurre le scale cromatiche senza impoverire i contenuti. Come nell’opera Olanda in giallo nella quale l’artista rappresenta la campagna olandese in sintesi, un ampio cielo e nessun ostacolo d’orizzonte. Il giallo e il nero da soli raccontano fattorie e campi che si lasciano attraversare. O in Lofoten dove i tagli di luce delle piccole casette creano il legame tra cielo e mare che qui sembrano specchio l’uno dell’altro. Le piccole isole norvegesi diventano così sogno di unità ricomposte.
“Nell’acquerello – sostiene Bertona – è più importante ciò che si omette rispetto a quanto si aggiunge. Sapere quando smettere è una delle cose più importanti per ottenere un risultato. Se fossi in grado di dipingere ciò che voglio con un solo tratto e un solo colore, senza perdere la trasmissione del mio sentire, avrei raggiunto il fine”.
Tutti gli acquerelli in mostra rappresentano momenti vissuti personalmente dall’artista, sono istantanee di una realtà complessa riletta attraverso un istinto di semplificazione e di sintesi. “L’acquerello è per la pittura ciò che il jazz è per la musica: una libera istantanea e irripetibile espressione della propria sensibilità. Noi dipingiamo sempre ciò che siamo”. Come nell’opera Pian della Tortilla, cinque minuti di istintivo colore dopo aver chiuso l’omonimo libro di John Steinbeck con i lampioni curvati istintivamente a simboleggiare la velocità di un paesaggio. O ancora nell’opera Sixties che rappresenta Metanopoli negli anni 60, villaggio ultra moderno dove Bertona è cresciuto. I tagli di linee e di luci l’hanno accompagnato a ogni rientro notturno di gioventù e non se ne sono più andati.
Ad arricchire il racconto della mostra alcune fotografie che sottolineano la volontà di sperimentazione e continua ricerca dell’artista attraverso la sottrazione del colore. Nelle immagini infatti la protagonista assoluta è la neve che conferisce a tutti gli scatti un senso surreale, d’immobilità e d’istantanea del momento fotografato, così come avviene negli acquerelli in mostra.
Ad accompagnare l’apertura e la chiusura dell’esposizione, rispettivamente il 21 febbraio e il 7 marzo, sarà la lettura teatrale tratta da “Il gabbiano Jonathan Livingston” a cura di Cristina Calì di ArtEventualeTeatro. Sabato 28 febbraio è invece in programma una dimostrazione di pittura ad acquerello a cura dell’artista a partire dalle ore 17.
Claudio Bertona nasce a Novara. Vive e lavora a Milano. Studia Acquerello alla celebre Scuola Gorlini beneficiando degli insegnamenti del maestro Angelo Gorlini. Diviene successivamente membro dell’Associazione Italiana Acquerellisti ed espone le proprie opere in Italia e all’estero. Rappresenta il proprio Paese in numerose manifestazioni internazionali in Irlanda, Russia, Spagna, Francia, Messico, Belgio, Finlandia, Svezia, Norvegia, Colombia e Stati Uniti. Per informazioni: www.claudiobertona.it
Date: 21 febbraio – 7 marzo 2015
Orari: dal lunedì al sabato 10:00 - 12:30 / 16:00 - 19:00
Ingresso libero
Programma
Sabato 21 febbraio - ore 17
Inaugurazione
Lettura teatrale tratta da “Il gabbiano Jonathan Livingston” prima parte
a cura di Cristina Calì (ArtEventualeTeatro)
Sabato 28 febbraio - ore 17
Dimostrazione di pittura ad acquerello
a cura di Claudio Bertona
Sabato 7 marzo - ore 17
Evento di chiusura
Lettura teatrale tratta da “Il gabbiano Jonathan Livingston” seconda parte
a cura di Cristina Calì (ArtEventualeTeatro)