Un vero evento dunque, promosso da
Palazzo Madama-Fondazione Torino Musei, dalla Città di Torino, dal Museo Statale Ermitage e dalla Fondazione Ermitage Italia - con il fondamentale sostegno di Intesa Sanpaolo e la collaborazione di Villaggio Globale International - primo atto di una partnership in campo culturale siglata dal Sindaco di Torino Piero Fassino, dall’Assessore alla Cultura e Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Braccialarghe e dal Direttore
dell’Ermitage Michail Piotrovsky, con la quale si dà il via ad un programma di relazioni e attività d’altissimo livello. Un accordo di collaborazione che s’inserisce nella strategia d’internazionalizzazione che l’Amministrazione comunale torinese sta promuovendo per offrire nuove opportunità al sistema economico e culturale subalpino.
L’emozionante ritorno in Europa di una selezione eccellente della collezione Basilewsky, considerata tra le più ricche dell’Ottocento, corona d’altra parte anche un altro momento significativo per Torino che, proprio nel 2013, festeggia i 150 anni di vita del Museo Civico torinese. Dal nucleo originario del Museo, istituito dall’amministrazione comunale nel 1863 e inizialmente situato in via
Gaudenzio Ferrari, si sono sviluppati la Galleria Civica d’Arte Moderna (1895) e il museo di Palazzo Madama (1934). Le sue collezioni hanno largamente contribuito alla nascita del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano (1938) e del Museo d’Arte Orientale (2008). La ricchezza del suo patrimonio
si deve, oltre che alle ininterrotte campagne d’acquisto da parte della città, anche ai doni di grandi collezionisti e conoscitori come Emanuele Taparelli d’Azeglio (1816-1890), Leone Fontana (1836-1905),
Ettore de Fornaris (1898-1978).
I conservatori dell’Ermitage avevano tentato in tutti i modi di impedire che il governo sovietico, tra il 1932 e il 1933, vendesse alcuni importanti pezzi della strepitosa collezione Basilewsky.
Era stato lo Zar Alessandro III nel 1885 ad acquistare in blocco la prestigiosa raccolta, al prezzo esorbitante di sei milioni di franchi, prevenendo l’asta programmata da Drouot e attesa con ansia da esperti e collezionisti francesi. La collezione del conte Alexandre Basilewsky era infatti considerata, già alla fine degli anni ’70 dell’Ottocento, una delle maggiori attrazioni di Parigi.
Le resistenze opposte dall’Ermitage alle autorità staliniste, in quegli anni difficili e duri di vendita delle opere del grande museo russo, non furono comunque sufficienti e 25 notevoli pezzi degli 800 giunti a San Pietroburgo alla fine del XIX secolo se ne andarono ad arricchire le maggiori raccolte d’arte del mondo (dal Victoria & Albert di Londra al Metropolitan Museum di New York, dalla collezione del barone Thyssen al Rijksmuseum di Amsterdam), inseriti tra i capolavori dell’arte medievale e rinascimentale.
Una vera dispersione, tanto che in alcuni casi la destinazione finale rimane ancora ignota.
La collezione Basilewsky per il resto rimase in Russia e solo ora un nucleo di 85 opere, esemplificative della sua altissima qualità e varietà, torna in Europa per la prima volta. Saranno esposte a Torino dal 7 giugno al 13 ottobre 2013 nell’eccezionale mostra “Il Collezionista di Meraviglie.
L’Ermitage di Basilewsky” - curata da Enrica Pagella e Tamara Rappe - in uno dei luoghi divenuto punto di riferimento internazionale delle arti decorative: Palazzo Madama.
Tra i capolavori eccezionalmente prestati ci saranno anche opere che, già inserite nella lista di vendita dal “Commissariato popolare per la Cultura del governo sovietico”, restarono all’Ermitage solo grazie alle preghiere, alle trattative, alle astuzie dei suoi conservatori, consapevoli del loro valore artistico e culturale. Tra queste, l’Acquamanile a forma di cacciatore a cavallo, opera
renana dell’inizio del Duecento, o la strepitosa Cassetta reliquiario di Santa Valeria, protomartire dell’Aquitania: una delle più famose opere in smalto limosino del XII secolo, forse realizzata nel 1172 in occasione dell’investitura ducale, proprio a Limoges, di Riccardo Cuor di Leone, figlio del re di Inghilterra Enrico II e di Eleonora d’Aquitania.