“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. Questo è quanto approva e proclama l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani stipulata il 10 dicembre 1948, all’indomani del secondo conflitto mondiale, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: documento importantissimo per la storia dell’umanità in quanto è il primo a sancire universalmente i diritti che appartengono all’essere umano.
Nella Dichiarazione si riconosce che la dignità spettante a tutti i membri della famiglia umana e i loro diritti, uguali ed inalienabili, costituiscono il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo; che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità e che l’avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è la più alta aspirazione dell’uomo.
L’uomo riconosce quindi l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani pur nelle loro diversità culturali, religiose, razziali, fisiche, ecc… che vanno protette e coltivate, in quanto patrimonio della collettività. D’altro canto questo accade già spontaneamente anche in natura dove fondamentale è la biodiversità. Essa rappresenta la caratteristica degli ecosistemi o di una pool di geni comunemente ritenuta vantaggiosa per la sopravvivenza, in quanto descrive l’esistenza di molte versioni diverse di uno stesso organismo. La diversità genetica offre alle specie maggiore capacità di adattamento e di sopravvivenza in caso di particolari eventi o cambiamenti ambientali.
Diversità come ricchezza dunque. Ma nel mondo odierno, come dice il sociologo polacco Zygmunt Bauman, in cui la globalizzazione sempre più veloce e la società, la politica, l’economia non riescono a rispondere prontamente alle domande esistenziali che da sempre tormentano l’animo umano, i sentimenti che prevalgono sono essenzialmente il dubbio, la diffidenza, l’odio, le paure. E le paure “tendono a trasferirsi dalle cause principali su obiettivi accidentali, vicini, visibili, a portata di mano, che sembrino facili da gestire”.
Jean-Paul Sartre scrive: “L’inferno sono gli altri” in quanto il conflitto è parte strutturale dell’esistenza umana.
Il diverso, l’altro, diventa il nemico, perché ci guarda e ci vede per quello che siamo, come uno specchio che riflette le nostre insicurezze, le nostre miserie, le nostre piccolezze, i nostri difetti. Tenere l’altro a distanza è come nascondere la possibilità che anche a noi possa capitare di trovarci nella sua condizione, è come sentirci più forti sulla menzogna che non abbiamo paura di nulla e di nessuno.
Ma chi stabilisce cosa e chi è il diverso? In un suo celebre racconto, Isaac Asimov narra di una sentinella impaurita, costretta a combattere in un pianeta lontano cinquantamila anni luce da casa, contro l’unica altra razza intelligente della Galassia: “E allora vide uno di loro strisciare verso di lui. Prese la mira e fece fuoco.
Il nemico emise quel verso strano, agghiacciante che tutti loro facevano, poi non si mosse più. Il verso e la vista del cadavere lo fecero rabbrividire. Molti col passare del tempo s’erano abituati, non ci facevano più caso; ma lui no.
Erano creature troppo schifose, con solo due braccia e due gambe, quella pelle di un bianco nauseante e senza squame”.
Tutti siamo diversi, ma nello stesso tempo uguali e questo è il concetto che il Pride 2013 vuole esprimere tra le vie della nostra Vicenza con l’intenzione di rendere la cittadinanza partecipe della voglia di una società moderna, laica e solidale, dove nessuno rimarrà più nell’ombra. Il Pride sarà un momento di compartecipazione, uno spazio di libera espressione per la comunità, un ricco calendario di eventi in più giorni durante i quali gli operatori culturali presenti sul territorio potranno trattare e sviluppare il tema della diversità.
Metamorfosi Gallery si inserisce in questo contesto richiamando l’attenzione sulla società costituita troppo spesso da barriere e confini costruiti sulla base di diffidenze e sospetti che invece di cementarla o rafforzarla, la indeboliscono dividendola. La realtà è però che ogni volta che allontaniamo il problema della diversità non facciamo che confermare le nostre paure che trovano sfogo nelle categorie più deboli ritenute pericolose per la normalità che dà un’illusoria idea di equilibrio e tranquillità.
L’invito rivolto agli artisti è quindi quello di esplorare e analizzare il sentimento della paura quale forza scatenante di un meccanismo deleterio e negativo per l’umanità. Uno spunto di riflessione da cui poter ripartire per riprendere in mano il problema della diversità: imparare ad incontrare l’altro partendo da noi, dalla consapevolezza della propria identità e parzialità, senza la pretesa di rappresentare il tutto. Il tutto è costituito da varie realtà. La forza di ognuna è la forza di tutte.