BIO:
Biografia (Gallarate, 1965). La mia ricerca lavora verso uno stile dedicato alla leggerezza e alla trasparenza, mi oriento verso un concetto rivolto alla riflessione e alla compressione di cosa c è fuori o dentro di me, la materia e il vuoto, il chiaro e lo scuro, il bianco e il nero. Un processo che mi ha portato a concepire un mio ideale d’immagine; intesa come una traccia percettiva e sensoriale, un involucro decontestualizzato su cui si evidenzia l’assenza o la presenza. In realtà, nella mia arte, ho sempre la necessità di soppesare il vuoto ma soprattutto la volontà di dare all’assenza il bisogno di sviscerare la realtà. Statement Da diverso tempo mi pongo una domanda: cosa cerco dentro e cosa trovo fuori? Ora, nel mio intimo, sono alla ricerca di una nuova motivazione mentale in cui manifestare le impressioni percepite internamente ed esternamente. Riflettendo su questa mia domanda, mi attrae tantissimo il pensiero di italo Calvino, in cui il termine di leggerezza si associa comunque sempre alla precisione e alla determinazione; in realtà, sono prerogative che penso e considero significative del mio operare in arte. Nel nuovo percorso di ricerca privilegio il disegno come mezzo espressivo per coniugare al segno nitidezza ed eleganza, qualità essenziali per caricare di sensibilità percepibile e definita le mie nuove opere. I miei involucri (così li definisco) sono impronte idealizzate, che imprimo, sagomo e ricamo sulla carta velina, e per scelta non uso i colori ma solo l’inchiostro nero. Sulla carta, le sensazioni le trasformo in forme fluttuanti che prendono vita e corpo nella mia immaginazione e mi piace pensarle così; leggere, piene o vuote, presenti o assenti. Le sagome sono prive di peso, sono sospese nello spazio vuoto alla ricerca di una propria dimensione. Sono frammenti di tracce immateriali concepite come contenitori che celano nei loro intimi messaggi e segnali codificati.
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